Uscita Numero 14: Luglio/Settembre 2016
16 luglio 2016 di Rivista Alibi
Clara Galletti, Alba Gnazi, Davide Rissone, Andrea Cannarella, Ludovico Polidattilo, Frankie Fancello, Pietropaolo Morrone, Marco Corvaia, Calamo Inchiostrato, Walter Ausiello, Elena Tomaini, Salvatore D’Antoni, Luigi Finucci, Attilio Scatamacchia. Illustrazioni di Mattia Riami.
- Care lettrici e cari lettori,
Cosa diventiamo quando raccontiamo storie? Siamo un tutt’uno con esse? Oppure lasciamo fuori i nostri corpi, li gettiamo, non appena la narrazione è giunta al termine? Un tempo mi chiedevo dove andasse lo scrittore, che cosa facesse, una volta concluso la storia di qualcun altro, quella dei suoi personaggi. Adesso non più. Ho smesso. Ho smesso di chiederlo allo scrittore che ero, perché non sono più tale. Non sono più tale perché ogni pensiero, ogni idea, ogni azione, è stata già detta, è già stata fatta. E allora cosa resta a chi tenta questo sentiero? Resta l’obbligo di impugnare una penna e non sorridere per giorni, perché la pagina bianca sovrasta ogni suo pensiero, e i personaggi che gli abitano dentro si sono rintanati in qualche antro della mente o semplicemente fuggiti via, lasciando dietro di sé una scia di dolore e rancore per una storia che poteva essere e non è, e che non sarà mai più. Ecco, poi ci sono le eccezioni. Chi dalla propria narrazione non riesce a staccarsi, resta attaccato e non finisce mai, un po’ come l’umanità incollata alla vita. Di questi eroi racchiusi nella Rivista Alibi dico di non chiedersi dove finiscano le storie, se ci sia un modo altro per raccontarne di diverse, se il corpo dello scrittore sia esso stesso corpo narrativo, se ciò che siamo sia una narrazione che dura fin dall’origine, o semplicemente di non chiedersi se lo scrittore che è, poteva essere uno scrittore altro, capace di vivere con più identità e di racchiudere in lui la forza del processo storico, svuotato dalle mediazioni culturali. Invece, invito ad essere scandalo letterario, ma non quello che rende ingiustizie privandosi della censura sessuale, bensì mi riferisco ad essere pienamente linguaggio letterario, di divenire parole e suoni, di deformare queste forme, così da renderle silenzi sovversivi. È questo fa di voi degli eroi che vivono intensamente la dimensione letteraria, cancellando qualsiasi guerra tra scrittura e tempo, tra il sesso della scrittura e il genere d’appartenenza. Siate voi stessi necessità che anima la scrittura.
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[…] (Insieme a tante altre storielle, la versione di inchiostro e cellulosa è stata curata da Alibi) […]
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